L’assemblea Unitaria dei delegati di Fim – Fiom – Uilm di Siracusa, stigmatizzando
l’irresponsabile posizione di Federmeccanica, che di fronte alla mobilitazione messa in
campo dai lavoratori metalmeccanici, non intende ancora riaprire le trattative per il rinnovo del CCNL, condivide la decisione delle segreterie Nazionali di intensificare lo
stato di agitazione riconfermando il blocco degli straordinari e la programmazione di 8
ore di sciopero del settore da declinare nel mese di Febbraio con l’obbiettivo di
riconquistare un tavolo di confronto e avviare un vero negoziato sulla base delle
richieste dei lavoratori.
I delegati hanno affrontato il tema della conclamata crisi che investe il Petrolchimico di
Priolo e dell’impatto occupazionale che avrà sui dipendenti diretti, e sui lavoratori
delle ditte operanti nel mondo degli appalti presenti.
I tavoli ministeriali di questi mesi hanno reso evidente la mancanza di volontà politica
del Governo nell’affrontare in una visione generale le difficoltà di un polo industriale
che esprime tante criticità. L’incertezza sulla sorte dell’IAS, l’avvio della procedura per
la “composizione negoziata della crisi di impresa” annunciata da ISAB Goi, gli impianti
spenti di SASOL e il “piano di trasformazione” di Eni sono la rappresentazione plastica
di un sistema industriale che senza un’adeguata pianificazione e senza la capacità di
agganciare il processo di transizione energetica in atto, è proiettato verso un declino
che rischia di produrre una nuova stagione di conflitto sociale in un territorio già
duramente colpito.
Un sistema industriale che mostra un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo della responsabilità sociale, mentre dall’alto della sua autoreferenzialità
continua ad ignorare le richieste sindacali di restituire valore e dignità al lavoro
garantendo la continuità occupazionale e salvaguardando il bagaglio di competenze e
professionalità maturate in questi anni dai lavoratori del Petrolchimico.Oggi il petrolchimico rischia di pagare irrimediabilmente il prezzo insostenibile
dell’immobilismo della politica e dell’irresponsabilità dei grandi gruppi, Eni in testa,
che mostra l’evidente frattura tra industria è territorio dove le imprese, invece di
esercitare davvero il ruolo di “responsabile strumento di stabilità sociale”, mistificano la
realtà nel rappresentare l’immagine di un territorio coeso nel condividere visioni e
progetti. Oggi impianti fermi e contratti a tempo determinato non rinnovati sono
l’evidenza di una crisi occupazionale in evoluzione.
Fim – Fiom – Uilm rimangono convinte della necessità di continuare a lottare per
richiamare l’attenzione sui gravi problemi che affliggono l’area industriale e per
riconquistare il contratto nazionale con la consapevolezza che solo con l’unità e la
partecipazione si possono ottenere risultati tangibili per la tutela del lavoro, dello
sviluppo e dell’occupazione.
Per evitare che Priolo diventi una nuova Gela, l’Assemblea dei delegati da mandato alle
segreterie di Fim – Fiom – Uilm di esplorare e verificare le condizioni per percorsi di
mobilitazione generale che tenga insieme la riconquista del contratto nazionale e la
crisi in cui versa il petrolchimico, sollecitando la composizione di una vertenza
generale “Petrolchimico Siracusa” per pretendere la composizione di un tavolo
nazionale presso il MIMIT, perché il petrolchimico di Priolo ha bisogno di politiche
industriali, risorse economiche pubbliche e private per gestire la transizione e
sostenere una reindustrializzazione green dalla forte connotazione sociale, per
governare il cambiamento tutelando l’occupazione ed il futuro del territorio. I
metalmeccanici vogliono riconquistare la dignità del contratto nazionale, continuare
ad imporre il cambiamento con un nuovo modello industriale e con questo obiettivo
continueranno a lottare.