“L’area industriale siracusana è un sistema integrato
di produzione da tutelare in maniera completa. Come ogni sistema integrato,
rappresenta il nodo di quella macroeconomia che muove l’intero sistema produttivo,
sociale ed economico. Ogni singola vertenza della zona industriale, interessa e ricade
sull’intera area”.
Così il segretario generale della Ust Cisl Ragusa Siracusa, Giovanni Migliore,
interviene su quanto sta accadendo nella zona industriale.
“Quanto sta accadendo, però, – sottolinea – deve farci comprendere che è
arrivato il momento di indirizzare il nostro impegno su tre livelli ben precisi.
Il primo riguarda il piano complessivo di interconnessione delle aziende presenti
nel nostro polo. Le loro produzioni, i loro scambi di prodotti, i problemi possibili
nell’ipotesi di dismissione di questo o quell’impianto da parte di una di loro.
Dobbiamo sapere quale effetto domino potrebbe innescarsi in questi casi. È già
accaduto e si sta ripetendo. Il mercato detta gli interessi delle aziende, le loro
produzioni, ma dobbiamo essere in grado di ‘leggere’ in anticipo qualsiasi rischio.
Il secondo livello – continua Migliore – deve riguardare un’attenta mappatura
tra esuberi previsti durante la transizione dei siti e il reale fabbisogno professionale
dopo la riconversione. Lavoratori diretti e dell’indotto rappresentano quel contesto
sociale sorretto da un’area industriale importante. Dietro ognuno di loro c’è una
famiglia che, spesso, vive con quel solo reddito. Qui i numeri vanno moltiplicati e non
bisogna affatto sottovalutare alcun segnale.
Il terzo livello che bisogna approfondire perché certamente il più a rischio, –
conclude il segretario generale della Cisl territoriale – riguarda la rete economica
sociale alimentata grazie alla zona industriale. Chi lavora guadagna, chi guadagna
spende sul territorio. È una legge dell’economia che probabilmente appare talmente
scontata da sottovalutarla a volte. Non possiamo decantare la percentuale del Pil
prodotto se poi non comprendiamo le sofferenze di quelle attività sulle quali si
riversa la crisi occupazionale del polo.
Questo territorio non ha più bisogno di titoli ad effetto, ma di azioni che
riempiano di contenuti le proposte da fare. Noi partiamo concentrandoci su questi
tre aspetti, sui tavoli tecnici arrivino numeri e scenari attuali e possibil